VAL D'AOSTA 7-9 LUGLIO 2017
Continuavano a chiamarlo...Trinité

Ultime ore a Gressoney-La-Trinité, così continuano a chiamarlo per distinguerlo da Gressoney-Saint-Jean, un altro Comune pochi chilometri più a valle. Gressoney-La-Trinité è un Comune di 305 abitanti al 2012, con il Municipio posizionato a una altitudine di 1624 m sul livello del mare e adagiato come un'ancella ai piedi dell'imponente Monte Rosa.
Oggi, 9 luglio 2017, piove. Ma chi se ne frega, tanto noi dobbiamo visitare l'Ecomuseo Walser, a un centinaio di metri dal nostro Residence, finita la visita saliremo nelle rispettive auto e via, si torna a casa!

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Riposte le valigie in macchina ci avviamo all'appuntamento fissato per le ore 9.00. Il Museo sarebbe chiuso ma sarà aperto appositamente per noi da una gentile signora la quale, a causa di un infortunio, era sorretta da due stampelle. In realtà non era semplicemente la custode, era la nostra, stoica guida. L'edificio è un Wongade, la stalla-abitazione, e il suo allestimento riflette esattamente la sua distribuzione originale, arricchita da arredi e manichini che riproducevano l'assetto originale, in sostanza un Ecomuseo... museo di sé stesso. Entriamo in uno stanzone al piano terra alto a malapena 2 metri dove la stalla e l'abitazione erano separate da una balaustra alta circa 1 m.
Al pari dei colleghi che riscaldavano il freddoloso Nazareno, gli animali condividevano l'ambiente vissuto dalle persone e contribuivano a intiepidire gli ambienti nei rigidi inverni Valdostani. Un tavolo, un camino, un giaciglio, qualche mobile era tutto ciò di cui disponeva una famiglia Walser.
Sembrava di essere dentro un Presepio, noi viventi in mezzo al fermo immagine di una scenografia vecchia di centinaia d'anni che, tuttavia, trasmetteva un'aria familiare per coloro che, come me, hanno trascorso un periodo della loro infanzia a frequentare prati, fienili e stalle.
La nostra guida, di cui non conosco il nome, cominciò la sua esposizione catturando la nostra attenzione, cominciò col dirci che...

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Verso la fine del Medio Evo, in questo territorio si insediarono popolazioni germaniche, i Walser, ma che, visti i nomi delle località, è lecito pensare che vi siano state presenze franco-provenzali.
Vennero resi fertili i terreni, faticosamente dissodati tra le pietraie, vennero realizzate opere di difesa verso le proprie abitazioni per proteggerle dall'impetuoso torrente Lys. Erano i prati in alta montagna, coltivati da Pasqua a Natale, a garantire la sopravvivenza e favorire l'insediamento costruendo appunto i... nostri edifici Walser.
Torna alla mente la signora all'Alpenzu piccolo indaffarata nell'attività agricola attorno casa: 'Lo faccio per passione -ci disse- ma non so fino a quando le forze mi sorreggeranno, comunque stasera torno a casa giù nella valle'.
La guida ci racconta che Gressoney-La-Trinité è nota anche come la zona del quadrilinguismo: il tedesco, il francese, l'italiano ufficiale dal 1878 e il dialetto Titsch che, ci dice con malcelato dispiacere, è in via di estinzione. Solo una famiglia, se non ho capito male, lo parla ancora.
Racconta un divertente aneddoto: un bambino di questa famiglia, andato in gita scolastica a Zermatt, era l'unico in grado di parlare questo dialetto con una sua coetanea del luogo: in sostanza solo due famiglie, una a Gressoney-La-Trinité e una a Zermatt, conservano la tradizione di questa lingua! Per inciso vicino a Zermatt c'è un comune del Canton Vallese che si chiama Täsch.
L' incontro all'Ecomuseo si concluse con la visita della cantina e del fienile, all'interno dei quali sono riprodotti i prodotti agricoli ed esposti gli strumenti degli artigiani che lavoravano il legno e il ferro. La guida ci condusse poi in un altro edificio dove, attraverso una esposizione, era riassunta l'attività dei krämer, così era chiamato il commerciante di Gressoney-La-Trinité, che come il contadino, l'allevatore e l'artigiano ebbe un suo ben definito ruolo nello sviluppo della società. In tal senso i cambiamenti di questi ruoli riflettevano le trasformazioni culturali ed economiche della società e l'architettura, attraverso le case, porta fino a noi la testimonianza dell'esistenza di queste comunità e della loro evoluzione.

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È il momento del congedo. Mi avvicino alla signora, sempre salda sulle sue stampelle, per le formalità dei saluti rituali. Ho finito i libri e, quindi, nessun omaggio per dimostrare la nostra gratitudine. L'ho sepolta di ringraziamenti ma la figuraccia rimane. Pazienza: un presidente dovrà pur servire a qualcosa!
La pioggia è sempre più insistente, decidiamo di non percorrere, tra andata e ritorno, altri 100 km per andare ad Aosta. Franco, sentita una collega, suggerisce di andare ad Arnad non per ragioni cultural-architettoniche, ma per visitare un punto vendita di prodotti locali e, previo assaggio, acquistare qualche delizia da portare a casa per la gioia dei trigliceridi e del colesterolo, peraltro mai trascurati nei giorni precedenti.
La stanza del Supermarket che ci accoglie è una cantina interrata, arredata con gusto, in tutti i sensi, avevamo come spettatori fissi: vini che promettevano bene, salumi, lardo da abbinare a miele e grappa (grazie ma qui gli esperti siamo noi). Gli assaggi, poi...
'Presidente vuoi ancora un goccetto di questo ottimo Gamay?'
'Grazie Marino versa pure anzi, versane due tanto non devo mica guidare... e se dirò qualche stupidata sarà colpa del vino!' Un caffé fatto con una gigante cogoma è il suggello finale della trasferta.
I “baci e abbracci” prima di salire sulle rispettive automobili. Il lungo viaggio, poi l'sms serale dove, come si conviene tra veri amici, tutti avrebbero rassicurato tutti dell'arrivo alle proprie case “sani e salvi”.
Ripristiniamo la toponomastica abbandonata per il week-end: Mestre, Mira, Longaron, Fornesighe, Cortina, Belun, Santa Giustina. 
Un pensiero agli amici di Gressoney, i quali continueranno a chiamarlo... Trinité

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Fine del viaggio

Ringrazio:
Franco e Marino per aver organizzato e reso possibile questo viaggio;
Gli autisti per aver messo a disposizione le proprie automobili;
Agostino per aver allietato la compagnia con la fisarmonica;
Maya per aver sempre obbedito senza dire una parola.

Qui la galleria fotografica grazie a Flickr.